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Una terribile estate, quella del 1943. La storia di un Aviere della Regia Aeronautica

A cura di Michele Lauriola

sostenitore dell’Associazione Arma Aeronautica - Aviatori d’Italia - Regione Puglia


È stata una terribile estate di bombardamenti aerei, quella del 1943. Il 9 e 10 luglio, le truppe anglo-americane, sbarcarono in Sicilia. Il 19 e 20 luglio, bombe su Roma con Papa Pio XII costretto a spostarsi nel quartiere San Lorenzo. Nella notte tra il 7 agosto e nei giorni a ridosso del Ferragosto, stessa sorte per la città di Milano. Le esplosioni distrussero centinaia di edifici provocando morti e feriti soprattutto tra la popolazione civile.


La storia non si cancella, si studia e si ripropone per confrontarsi e discutere. 9 agosto 1943, siamo in piena Seconda Guerra Mondiale. Nei cieli di Delia, in provincia di Caltanissetta, i bagliori di un’esplosione illuminano la notte siciliana. Un aereo della Regia Aeronautica italiana viene abbattuto in volo.


Uno dei componenti, un militare italiano, pugliese, garganico, si lancia con il paracadute. “Ho visto l’aereo cadere ed ho sentito delle urla provenienti la campagna vicina al mio podere. Era buio e non ebbi il coraggio di prestare soccorso all’uomo che chiedeva aiuto dopo essere caduto a terra. Sicuramente si era paracadutato. C’erano truppe tedesche dappertutto. Ebbi paura”.


Così raccontò il triste evento un testimone oculare a Pasquale, fratello dell’aviere, che nel 1987 insieme al genero Franco d’Arienzo, si recò in paese alla ricerca del militare scomparso e che risultava, dati del Ministero della Difesa, disperso in guerra. Un testimone a distanza di 44 anni ha provato a riscrivere la storia. L’aviatore morto 79 anni fa, oggi ha un nome ed un volto grazie alla tenacia e alla perseveranza di alcuni servitori dello Stato.


Il 2 novembre del 2021, il sindaco di Delia (CL), Gianfilippo Bancheri, oltre al tradizionale omaggio floreale ai caduti in guerra, agli emigrati morti all’estero e ai bambini mai nati, ha fatto scoprire un cippo commemorativo a ricordo dell’aviere Pietro, caduto in guerra nel 1943.


La cerimonia, voluta proprio nel giorno della commemorazione dei defunti, ha visto la presenza di autorità civili e militari. Erano presenti il vicesindaco Angela Gallo, il Presidente del Consiglio Antonio Drogo, gli assessori Carmelo Alessi, Paolo Lauricella e Antonio Gallo e i consiglieri Rosaria Riccobene, Piera Alaimo e Diego Giordano oltre alla gradita presenza del Maresciallo dei Carabinieri Luciano Ruggeri.


Prezioso il lavoro svolto dal dipendente comunale Giuseppe Borzellino. Era sepolto in terra, senza nome e senza gloria.


Finalmente a Pietro Lauriola, nato a Monte Sant’Angelo il 2 giugno del 1921, sacrificatosi per la Patria nelle campagne di Delia, la sensibilità di un’Amministrazione Comunale, ha dato un nome e cognome certo ed una degna sepoltura nel campo di inumazione per il riposo eterno di uno sfortunato aviere.


Pietro era mio zio.

Il fratello Pasquale, mio padre.


Questa storia mi ha insegnato che non bisogna mai perdere la speranza. Che esistono uomini buoni. Che un gemellaggio in nome della pace con la nostra bella Sicilia potrebbe rafforzare l’orgoglio di un popolo e la speranza di un mondo migliore.


Perdonatemi se ho raccontato della mia famiglia, ma la sorpresa è stata grande come l’amore per mio padre, che in questo momento avrebbe gioito per un fratello ritrovato. Seppur nella tragedia della guerra e della morte. Michele Lauriola




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